Spazio alla gentilezza

Ma davvero le persone vivono meglio quando sono cattive?
È vero che la persona che critica, attacca gli altri, o esprime solo sentimenti negativi, riesce a vivere in equilibrio con il mondo?
In entrambi i casi, secondo me, la risposta è no.
Anche se ad un primo sguardo superficiale, il criticone, sembra star bene liberandosi della cattiveria che porta dentro, se andiamo nel profondo troviamo il vuoto. E il malessere dello stesso criticone. O del cattivo.
È vero: la critica verso qualcuno può essere un buon approccio comunicativo. Quando c’è da parlar male, in molti hanno tante cose da dire.
Ma poi? Dopo le cattiverie, cosa c’è in quella persona?
Più passa il tempo, più mi convinco del fatto che queste persone non abbiano una vita di cui essere felici, di cui gioire.
O se hanno motivi di felicità, e possibilità di concentrarsi su cose e gesti positivi, se la perdono.
Il “buono” va allenato. Ci vuole impegno e attenzione. Altrimenti cadiamo nella trappola del “cattivo”.
Quante volte abbiamo rimandato il dire una frase gratificante o fare un gesto carino?
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Prendo in prestito un vecchio detto, riportato nel libro di Dale Carnegie “Come trattare gli altri e farseli amici”.
Sono sicura che farà riflettere ognuno di noi.
“Percorrerò questa strada una sola volta; ogni cosa buona che posso fare oppure ogni gentilezza che posso manifestare nei confronti di un altro essere umano, lasciatemela fare subito. Non fatemela rimandare o dimenticare, perché di qui passerò una volta sola.”
Solidea

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