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Un filo tra convinzioni interne e credibilità esterna
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Autore:  Solidea Vitali [ 2 ago 2010, 20:15 ]
Oggetto del messaggio:  Un filo tra convinzioni interne e credibilità esterna

In diverse situazioni mi è capitato di vedere persone che manifestavano un conflitto tra le loro credenze interne e gli obiettivi che poi volevano raggiungere all'esterno.

Ad esempio, persone che si preparavano per sostenere un colloquio di lavoro. Oppure persone che dovevano parlare al loro staff aziendale.
Volevano veramente ottenere i risultati prefissati eppure qualcosa non andava. Una frase ricorrente era "non sono piaciuto... non sono stato convincente"... ed altre frasi simili.

C'è un principio di base: se io per prima non credo in me stessa perchè dovrebbe credermi chi mi sta di fronte?
Quello che noi crediamo di noi stessi è legato, intrecciato come filo, con la credibilità che otterremo all'esterno.

Immagine

Perchè?
Perchè se io ho scarsa fiducia in me stessa questo messaggio riuscirò a trasferirlo, contro la mia precisa volontà, con altri segnali e tramite altri canali. Pensiamo allo sguardo... quando una persona è poco convinta riesce a mantenere il contatto visivo con l'interlocutore per poco, o ad intermittenza... in alcuni casi proprio per niente.

Quando mi capita di fare in aula role playing su questo principio, in genere le persone credono di poter fingere... invece no. Ci sarà sempre un messaggio coerente con le nostre convinzioni interne, un messaggio che non mentirà.

E se invece volutamente voglio mentire... ci si riesce? La mia risposta è no. :-) In genere, in questi casi, la gestione dello sguardo rivela che stiamo mentendo. O è troppo fisso o gli occhi sono parecchio spalancati...

Comunque, il punto è: se vai ad un colloquio di lavoro senza credere in te stessa avrai poche possibilità di trasferire un'immagine credibile.
In questo caso è necessario fare un po' di lavoro preliminare sulle nostre convinzioni (può andare benissimo anche quello che trovate nella sezione giochi "convizioni deboli e forti").

Cosa ne pensate voi? Avete sperimentato il conflitto tra convinzioni interne e risultato esterno? E un perfetto equilibrio tra essi? C'è stata una differenza in termini di risultati ottenuti?

Autore:  Laura [ 3 ago 2010, 11:10 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Un filo tra convinzioni interne e credibilità esterna

buongiorno forum!
Ciao coach,
l argomento è davvero molto interessante, mi ricorda il colloquio finale prima dell assunzione ad ikea... CI TENEVO TANTISSIMO!
avevo superato i test brillantemente, fino a quando stavo da sola con il mio foglio tutto ok, ero veloce precisa e concentrata appena mi trovai di fronte al mio futuro "responsabile" era quindi l ultimo colloquio e andò malissimo!
per tutto il tempo parlavo con lui ma il mio sguardo volgeva alla finestra, ero agitatissima ma lo fui ancora di piu quando egli stesso si girò verso la finestra per vedere cosa stessi guardando sorrise e poi esclamò "avrei giurato di essere solo..."

credo che in quel momento ci fu un "interruzione di modulo" perchè gli risposi che "volevo assicurarmene" sorridendo, e mi sentiii subito meglio ma sono certa che in quei momenti per quanto fossi stata attenta alla posizone delle gambe e delle braccia, al modo di essere vestita o a quello di portare i capelli il mio sguardo che volgeva altrove ha trasmesso al mio interlocutore tutto il mio imbarazzo, la mia insicurezza e il mio timore di non farcela...
il colloquio fini cosi ed ero certa di non essere riuscita ad essere convincente....

poi fui assunta... che quella battuta avesse fatto effetto? 15:::

Laura

Autore:  Solidea Vitali [ 3 ago 2010, 11:23 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Un filo tra convinzioni interne e credibilità esterna

Buongiorno Laura! :-)

Io credo che quella battuta abbia prodotto il suo effetto... anche perchè poi se stata assunta.
Devo dire che anche il selezionatore è stato "bravo" nel senso che ti ha messo alla prova.
Chi fa selezione del personale sa perfettamente che i candidati possono avere momenti di stress altissimi e questo si riflette poi sul modo di porsi.
In qualche modo si mette in conto un possibile stato d'animo ansioso del candidato... anche perchè, in quel momento, è come se stesse giocando la partita della vita.
Il buon selezionatore saprà poi distinguere (in questo si aiuta con domande mirate, anche provocatorie) se la tensione è solo per quel momento o se dietro c'è qualcosa in più (come scarsa motivazione, timidezza, ecc.).
In base a questa differenziazione farà il suo report sulla candidatura esaminata.

Bravissima per come hai gestito quel momento! 15b:::

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