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 Sviluppo a rischio per i bimbi più fragili 
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Messaggio Sviluppo a rischio per i bimbi più fragili
Il bisogno di particolari attenzioni mediche durante i primi anni dell’infanzia potrebbe far sì che i bimbi incontrino difficoltà sociali o dell’apprendimento in ambito scolastico, con eventuali ripercussioni per il resto della vita. Questo è quanto ha dimostrato una ricerca condotta da ricercatori australiani della Queensland University of Technology (QUT).

Analizzando i dati di un ampio studio australiano dal titolo "Growing up in Australia: The Longitudinal Study of Australian Children", la ricercatrice Chrystal Whiteford è giunta alla conclusione che i bambini colpiti da disturbi fisici, malattie croniche, difficoltà nell’apprendimento o problemi comportamentali tali da richiedere un’assistenza medica adeguata vanno incontro a maggiori difficoltà di sviluppo durante i primi anni di scuola.

"I bimbi tra i 4 e i 5 anni di età con particolari bisogni assistenziali hanno peggiori performance di apprendimento e sociali", sostiene Chrystal Whiteford, secondo la quale le queste difficoltà risulterebbero ancora più evidenti con la crescita, con la possibilità di precludere la buona qualità di vita in età adulta.

Numerose ricerche condotte in precedenza, infatti, hanno dimostrato che chi nutre difficoltà nella sfera sociale da piccoli può avere problemi nelle relazioni affettive per il resto della vita, svolge più spesso lavori umili e poco remunerativi e nutre più insoddisfazione nei confronti della propria vita.

Secondo Chrystal Whiteford, i bambini che hanno queste difficoltà nella prima infanzia sono nella maggior parte dei casi maschi, esili di corporatura, cagionevoli di salute e che hanno bisogno di particolari cure fin da piccoli. Ed è proprio nei confronti di categoria di soggetti che dovrebbero essere portate avanti le maggiori attenzioni da parte dei medici, per garantire loro un futuro come quello di tutti gli altri.

Fonte: Whiteford C. Sick kids struggle at school. Queensland University of Technology; 31 agosto 2010.

Sulla base di questa ricerca c'è una domanda su tutte che emerge (nella mia testa): cosa possiamo fare noi genitori per evitare le conseguenze descritte? Se il nostro bambino, nei primi anni d'infanzia, ha bisogno di particolari cure mediche (anche semplicemente in modo frequente) come possiamo intervenire per evitare poi un condizionamento sulla sua autostima?

Parlo di autostima perchè quello che emerge dallo studio sopra descritto sembra proprio un senso di inferiorità, un voler pensare di essere diverso dagli altri.

La prima cosa che mi viene in mente, e credo anche la più importante, è quella di instaurare una comunicazione positiva con il nostro bambino. Questo significa evidenziare costantemente i suoi lati positivi, i pregi, stimolarlo nello svolgere le attività che vediamo riuscirgli meglio (può essere il disegno o qualche altro lavoro manuale, la lettura, ecc). Insomma sicuramente c'è qualcosa che nostro figlio sa fare meglio, qualcosa che gli riesce facilmente e lo gratifica anche.
Se ancora questo lato non è emerso è compito nostro farlo emergere. Sperimentiamo insieme a nostro figlio tante e diverse attività. Proponiamo e vediamo cosa succede.

Ovviamente le proposte dovranno essere di varia natura e comunque evitiamo di proporre solo quello che a noi piace fare.


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6 set 2010, 16:06
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Messaggio Re: Sviluppo a rischio per i bimbi più fragili
Infatti un bambino che ha sempre a che fare con le cure mediche, a lungo andare può risentirne... credo che il sentimento più profondo e forte che possa provare è proprio il senso di diversità dagli altri che magari vengono percepiti come più forti.
Questa ricerca conferma il fatto che bisogna essere sensibili agli stati d'animo e soprattutto al fatto che certe esperienze possono poi segnare per il resto della vita.
Giustamente, se possiamo intervenire (e curare la comunicazione non ha nemmeno un costo se non in tempo investito e attenzione) dobbiamo farlo.

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6 set 2010, 21:13
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Messaggio Re: Sviluppo a rischio per i bimbi più fragili
... lo credo anche io: il senso di diversità ed inferiorità.
Credo anche, come te, che aprire gli occhi su queste tematiche ed osservare veramente una persona (un figlio ma anche altri cari che ci sono vicino) possa servire per fare una prevenzione mirata (per quello che possiamo e con le competenze che abbiamo. In altri casi ci si rivolge a specialisti del settore).

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7 set 2010, 15:25
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